Legno di mare nel selvaggio rigoglio di sole.
La ghiaia scricchiola passi di orme fugaci.
La brezza fredda insinua la carezza del sole,
la fessura degli occhi scherma il riflesso marino,
deserto di pace.
Chiuso nel grembo sicuro,
senza insidie e pericoli,
lontana l'umanità avara.
Il tronco desolato,
relitto d'albero sradicato,
scultura come riccio marino,
invoca radici al cielo nel morbido silenzio d'aria.
Svanisce la riva,
di sua tenerezza scopre l'eremo di verdi chiome fiorite,
nidi di rondini, ali di primavera.
La sagoma come un utero dormiente,
ponte fra terra e mare,
bacio di luna nell'ancestrale richiamo.
Cesti di rami, la sera nel camino,
nicchie di casa.
La brace irradia calore, dai piedi risale alla testa,
un soffio di piume.
Io solitario, il respiro l'unico rumore,
scricchiolio di pietre, echi attutiti,
bisbigli d'amore, fantasmi dell'animo.
Enzo Tafuri