Laura Amabile

Buongiorno Laura.  Comincio con te una serie di interviste per ricercare e documentare le radici storiche delle famiglie di Erchie.

Il tuo papà Aniello Amabile era conosciuto come il ‘capitano’. Ricordo che la nave mercantile di cui era capitano faceva ‘ l’inchino ’, suonando ripetutamente la sirena, quando attraversava la baia di Erchie diretta al porto di Salerno. Per me ingenuo ragazzino di paese questo era un grande evento e, come tale, mi è rimasto impresso per sempre nella mente.

Certamente te ne ricordi anche tu. Puoi dire qualcosa della vita ‘per mare’ di tuo padre?

Con piacere. Però inizierei da mio nonno Milton.

Va bene. Parliamo prima di Milton Amabile.

Mio nonno Milton era capitano di “Sagitta”, un panfilo a vapore di proprietà di un facoltoso aristocratico napoletano che incrociava nel Tirreno per il piacere dei VIP dell’epoca. I miei genitori raccontavano che “Sagitta” era gemello del panfilo “Elettra”, famoso per essere stata l’imbarcazione su cui Marconi faceva i suoi famosi esperimenti con la radio.

Ti ricordi di qualche nome importante ospitato sul “Sagitta”?

Sì, qualcuno della famiglia Krupp, per esempio, … ma da bambina quei nomi non mi facevano un grande effetto. Solo poi crescendo ho capito l’importanza di questa potente famiglia tedesca.

Lasciami indovinare: tuo padre ragazzo era affascinato dalla vita di mare di tuo nonno Milton.

Proprio così. Già a tredici anni, mio papà seguiva suo padre Milton sul panfilo “Sagitta” durante le crociere nel golfo di Napoli e imparava i rudimenti della navigazione. Giovanissimo poi si arruola nella Marina Militare e come sottufficiale si imbarca a Trieste e inizia la carriera di sottufficiale di marina.

Siamo ormai, credo, nel periodo della guerra.

Sì … infatti durante la seconda guerra mondiale papà si trova coinvolto in diverse operazioni nel Mediterraneo. Terminata la guerra, a causa dello stato di confusione generato dalle note vicende storiche, lascia la Marina Militare e comincia una nuova carriera nell’ambito della navigazione mercantile fino ad ottenere il comando come capitano di grosse navi mercantili.

Con chi era sposato tuo nonno Milton Amabile? 

La mia nonna paterna, Rosolina Liguori, apparteneva alla famiglia di Vincenzo Liguori che era il fattore della Chiana proprietà di un altro Liguori.

Io non sono mai riuscito ad orientarmi tra i tanti Liguori di Erchie. Di sicuro c’erano i Liguori del Luvito e quelli della Marina. Tutti i Liguori, chi più chi meno, erano proprietari terrieri, a partire dalla grande proprietà di don Ciccio, per arrivare ai piccoli appezzamenti di Giuseppe e Antonio sulla Turina, passando per quella di don Arturo “dinte ‘a Mole”.  Questo mi fa pensare che i Liguori di Erchie fanno capo ad un unico ascendente grande proprietario terriero con tanti discendenti eredi. Una cosa è certa: il Catasto Onciario del Regno di Napoli del 1754, tra i possidenti, nomina un “Domenico Liguori del Casale di Erchia

Ma torniamo alla famiglia Amabile: oltre alla famiglia di tuo padre Aniello, c’erano gli altri Amabile ad Erchie?

Sì, c’erano i fratelli di mio padre. Antonio Amabile, uno dei fratelli, era in Marina ed è stato a lungo il Delegato di Spiaggia di Cetara.

Infatti ricordo un suo intervento sulla spiaggia di Erchie per fermare i paranzari che stavano caricando la sabbia della spiaggia. In quella particolare occasione ricordo che estrasse la pistola dalla fondina e sparò un colpo in aria per cercare di fermare il capitano della paranza che si era dato alla fuga lungo la battigia verso gli scogli della torre. Ma torniamo al tuo albero genealogico sul lato materno. Tua mamma Rosetta era una De Bonis, puoi dire qualcosa sui tuoi nonni materni?

Mia mamma era figlia di Federico De Bonis e di Laura Liguori morta all’età di 33 anni. Mio nonno Federico era un noto ristoratore: il suo ristorante ‘da Federico’ nasce alla fine della seconda guerra mondiale. In precedenza Federico gestiva un emporio, esistente già dal 1900, con rivendita di tabacchi e osteria.

Chiudiamo con qualche notizia più personale. Da giovane sei andata via da Erchie, dove ti sei trasferita?

Subito dopo essermi sposata, nel 1979, mi sono trasferita a Milano. Ho insegnato per oltre trent’anni a Rho in un istituto professionale commerciale le discipline di Diritto ed Economia. Ho un solo figlio, Paolo, perito informatico, che vive a Gallarate con la sua compagna e si interessa di mercati finanziari.

Mi sono sempre posto una domanda: tuo marito Carmelo è di Calascibetta una cittadina sulle colline della provincia di Enna, al centro della Sicilia. Per quale caso fortunato vi siete incontrati?

Ci siamo incontrati in viaggio o meglio in crociera nei primi anni ‘70. Io in viaggio di fine anno scolastico, lui con l’azienda per cui lavorava.

Cosa trovi di cambiato a Erchie oggi rispetto a tanti anni fa quando hai lasciato il paese?

Quando ho lasciato il paese, Erchie iniziava una decadenza ambientale che è culminata in degrado e incuria fino a tutti gli anni ’90. Con il nuovo secolo le cose sono gradualmente migliorate. Attualmente si può dire che si nota un certo miglioramento riguardo la cura del paese da parte degli abitanti e degli amministratori di Maiori. Comunque credo che molto ci sia ancora da fare per rendere questo posto, per me sempre meraviglioso, ancora più bello e accogliente.


“In quell’insenatura il mondo taceva come per incanto, la spiaggia di ghiaia bianca, l’acqua del mare verdissima e chiara sugli arenili. Poche voci tra le pergole dei giardini d’agrumi.”

— Alfonso Gatto