Il delegato di spiaggia

Il signor Delegato di Spiaggia stava a Cetara ma era a Erchie che i paranzari venivano a rubare la sabbia della spiaggia. La paranza era una grossa imbarcazione di legno con una profonda stiva per il trasporto della sabbia. Veniva ormeggiata parallelamente alla spiaggia e una stretta passerella in legno veniva buttata dalla paranza verso la spiaggia. I paranzari, scuri e magri come pirati dei Caraibi, lavoravano di buona lena: due di loro con zappe riempievano velocemente i cofani di sabbia, altri quattro o cinque facevano di corsa avanti indietro sulla passerella con i cofani in spalla per scaricare la sabbia nella stiva. Ma anche lavorando di corsa ci voleva sempre un paio d’ore per caricare la stiva.

Una volta il Delegato di Spiaggia di Cetara arrivò sulla spiaggia di Erchie quando la stiva della paranza era ancora piena a metà. Autoritario ed elegante nella linda uniforme bianca ordinò a tutti di fermarsi e convocò il capitano della barca per mettere sotto sequestro la paranza. Mentre il capitano collaborava disciplinatamente mostrando i documenti della barca, i paranzari ritiravano la passerella e toglievano gli ormeggi. La barca si era staccata dalla riva solo di qualche decina di metri quando il capitano, recuperate lestamente le carte dalle mani del Delegato, si dette alla fuga lungo il bagnasciuga verso gli scogli della Torre. “Alt” gridò il Delegato “Fermo o sparo”. Dopo aver ripetuto l’intimidazione per tre volte, visto che il capitano persisteva nella fuga, estrasse la pistola dalla fondina e sparò due colpi in aria. Il capitano non se ne curò e continuò a correre come se avesse le ali ai piedi. In un attimo fu sulla punta degli scogli della Torre e, con tutta calma a questo punto, salì sulla scialuppa che intanto era stata messa in mare dalla paranza.

Dopo qualche settimana le paranze ripresero a venire a Erchie a rubare la sabbia della spiaggia. Per fortuna la spiaggia non ne risentiva più di tanto grazie al brecciame che, ogni giorno, veniva scaricato in mare dalla cava.